Il “male nostrum”L’unico pensiero confortante in chiusura di un anno per niente brillante come vogliono farci credere (anzi) è che finalmente tra due mesi si voterà. Per il resto il 2017 non è stato l’anno della svolta, della raccolta di chissà quale semina, dell’uscita dalla caverna nella quale siamo strutturalmente costretti da sempre. Parliamo ovviamente di quei mali ottusi del Paese che, più o meno dal Nord al Sud, rappresentano un “Sistema Italia” tarlato da vulnus mai riformati per ipocrisia politica. Perché sia chiaro, per quanto mediocre e opportunista sia la politica, il “Male Nostrum” lo conosce bene eccome. Conosce l’assurdità di un apparato pubblico mostruoso, inefficiente, inadeguato e, come spesso vediamo dalle cronache, in parte corrotto e furbetto. I politici conoscono bene le patologie di una giustizia lenta, ingiusta e a tratti arrogante per via di poteri che sanno più di arbitrio che di autonomia. Sorvoliamo “sull’indipendenza” della magistratura, perché servirebbe un dizionario dei dubbi e degli esempi d’incertezza.
La politica è perfettamente a conoscenza delle opacità nel mondo del credito e della vigilanza, non fosse altro perché da decenni c’è un passaggio bidirezionale di poltrone a tutti i livelli. Per non parlare di quanto sappia dei veri motivi dello sfascio previdenziale, fiscale, burocratico e amministrativo del Paese. Insomma, è arcinoto che il debito irrefrenabile sia dovuto soprattutto a un eccesso di spesa pubblica, di spreco, di sperpero e di malaffare. Ecco perché su questo tema l’evasione, che pure c’è e va combattuta, non c’entra niente. L’eccesso di spesa non si combatte come fa la sinistra attraverso l’ossessione e la persecuzione fiscale, ma passando dalla cultura dell’assistenza e dello statalismo a quella dello sviluppo e dello Stato minimo. Ecco dove è il “Male Nostrum”; è nella devastazione di una cultura statalista, assistenzialista, clientelare, parrocchiale, da socialismo reale che il centrosinistra e il cattocomunismo hanno voluto in Italia.
Da noi lo Stato costa una follia e non funziona, esaspera e non aiuta, complica e non semplifica, sbaglia e non paga, se ne buggera alla faccia di tutto e tutti. Vale in ogni settore pubblico diretto o indiretto, dalla vigilanza bancaria alla previdenza, dalla amministrazione sanitaria a quella giudiziaria e universitaria. Vale per comuni, regioni, province, aziende municipalizzate e partecipate, enti, organismi e ogni altra follia ove per forza è stato fatto entrare lo Stato. È stato fatto entrare per assumere dove non serviva, per costruire aziende inutili ed enti pressoché fantasma solo per assegnare poltrone. Ecco il “Male dell’Italia” che il cattocomunismo ha inventato e scaricato sulla pelle dei privati, ecco perché senza quelle riforme strutturali che nessuno mai ha avuto la forza di fare non cresceremo mai come dovremmo. Con il voto di marzo, magari, si potrà cambiare, entrando in cabina basterà ricordare il sistema fiscale, Equitalia, le file in ospedale, agli sportelli, la Legge Fornero, gli scandali, l’Ilva di Taranto, le banche, i centri d’accoglienza, la giustizia ingiusta e i furbetti del cartellino. Basterà ricordare...