Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email all'indirizzo edomed94@gmail.com Saranno immediatamente rimossi. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.


Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

08/04/17

I missili di Trump lanciati sulla Siria

 

 


Donald Trump l’altra notte ha fatto strike. Con i 59 “Tomahawk” lanciati contro la base aerea siriana di Al-Shayrat, il presidente degli Stati Uniti ha colpito un bel po’ di obiettivi sullo scacchiere internazionale. Conta meno quanti danni abbiano causato i missili all’impatto con le infrastrutture prese di mira. Conta molto di più l’effetto provocato sugli equilibri dello scacchiere Mediterraneo, del Vicino e del Medio Oriente. Innanzitutto la tempistica. L’ordine presidenziale è partito negli stessi momenti in cui Trump accoglieva, nella sua residenza in Florida, il presidente cinese Xi-Jinping.
È da settimane che i toni della Casa Bianca sulle provocazioni missilistiche del leader della Corea del Nord, Kim-Jong-un, si fanno più minacciosi. Trump ha chiesto al governo cinese, che funge da lord protettore del dittatore coreano, d’intervenire. In assenza di risposte convincenti vi sarebbe stata la reazione degli Stati Uniti. I missili dell’altra notte sono la dimostrazione che “The Donald” è in grado di far seguire i fatti alle parole.
Altro messaggio recapitato è al leader turco Recep Tayyip Erdoğan il quale, dopo anni di tensione con Barack Obama, vuole riaprire il dialogo con Washington. I missili su Shayrat sono la risposta alle aspettative turche. Trump aveva anche promesso che avrebbe riportato la piena sintonia tra con Gerusalemme. Il governo israeliano da tempo denuncia il pericolo che il rafforzamento di Bashar al-Assad celi un’espansione dell’influenza nella regione degli Hezbollah e dei loro mandanti iraniani. I missili dell’altra notte sono la migliore smentita della politica degli “occhi chiusi” praticata dall’amministrazione Obama. L’offensiva bellica è stata improvvisa ma non troppo. Fonti del Dipartimento di Stato Usa rivelano che il Cremlino era stato preventivamente informato delle intenzioni della Casa Bianca. Ciò ha consentito ai comandi militari russi presenti in Siria di disporre, prima dell’attacco, lo spostamento degli aerei e dei mezzi di stanza nella base di Al-Shayrat. Non a caso nulla dell’apparato bellico russo è stato danneggiato dai missili.
Con questa mossa Trump, senza scatenare l’inevitabile reazione di Mosca, ha zittito le voci interne al suo Paese che lo volevano succube della politica di potenza di Vladimir Putin. Era da subito chiaro che l’idea di rivoluzionare la politica americana a dispetto di tutti i poteri forti sarebbe stata poco più di un’utopia. L’unica chance per Trump di vincere la guerra intestina avrebbe dovuto far leva sulla rottura del fronte degli oppositori. I missili di Al-Shayrat sono il suggello al cambio di strategia iniziata con la rimozione del “falco” Stephen Bannon, ideologo della sua campagna elettorale, da consigliere per la Sicurezza e la sua sostituzione con il generale Herbert Raymond "H. R." McMaster, moderato, gradito alle gerarchie militari. Ma se i missili l’altra notte hanno colpito i simboli del potere di al-Assad, dove hanno fatto più male è stato in Europa. Uno dei leitmotiv della campagna elettorale trumpiana è stato l’aperto disconoscimento del ruolo geopolitico di un’Europa unita. “The Donald” quando ne ha avuto l’occasione lo ha dimostrato: prima accogliendo con entusiasmo il premier britannico Theresa May che gli portava in dono l’uscita del Paese dall’Unione europea, trattando con glaciale freddezza la signora Angela Merkel nel corso della visita di Stato a Washington e mettendo in fondo all’agenda, solo alla vigilia dell’inizio del G7 a Taormina, l’incontro con il premier italiano, Paolo Gentiloni. Segnali che però avevano la consistenza di punture di spillo rispetto a ciò che è accaduto l’altra notte.
Il presidente Usa ha deciso l’attacco senza consultare i suoi alleati europei. È stato patetico osservare l’imbarazzo con il quale i leader dell’Ue si sono dovuti affrettare a saltare sul carro di Trump senza che lui glielo avesse chiesto. La dichiarazione congiunta, a cose fatte, della Merkel e di Hollande di sostegno all’attacco missilistico la dice lunga sul peso che Washington riservi agli europei. Cosa bisogna aspettarsi d’ora in poi? Non un’escalation bellica. Quella dell’altra notte resta un’iniziativa “one-off”, una tantum. Per qualche giorno i players globali si divideranno, gli uni minacciando sfracelli, gli altri appoggiando entusiasticamente l’iniziativa. Come da copione. Dopo le cose torneranno al loro posto ma con qualche significativa novità. Trump ha fatto sapere al mondo che lui è in palla e intende partecipare alla partita. Ovunque la si giochi: tra le sabbie desertiche del Medio Oriente o nelle acque agitate del Mar del Giappone. E, a dare ascolto ai nostri autorevoli commentatori di regime, costui sarebbe un pazzo e un incapace?

di Cristofaro Sola - 08 aprile 2017

Nessun commento:

Posta un commento