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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

11/01/16

Da Battisti a Pietrostefani fino ai Marò L’Italia viene presa in giro ogni volta


Latitanti, estradandi o in fuga. Ecco dove sono


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Evidentemente siamo un "ventre molle", la nazione che può essere sbertucciata senza temere conseguenze, il Paese che urla, o finge di farlo, senza mai ottenere ciò che vuole. Persino la debole Grecia si prende il lusso di dirci "no", tenendosi gli "antagonisti" che pochi mesi fa hanno messo il centro di Milano a ferro e fuoco. E come dimenticare che, ben prima degli ellenici, a riderci in faccia è stata la lontana India, che il fuciliere Massimiliano Latorre se l’è tenuto fino a quando un ictus non ha indotto le autorità di New Delhi a rimandarcelo, temporaneamente, a casa, mentre Salvatore Girone è ancora nelle loro mani da ormai quattro lunghi anni. E se, per caso, in qualcuno di noi sopravvive ancora la tentazione di negare che per gli altri siamo solo un’"Italietta", basta osservare i criminali incalliti che, nonostante i loro misfatti, dopo aver oltrepassato il confine sono riusciti a farla franca e garantirsi, praticamente per sempre, una vita da individui liberi.
Cesare Battisti, ad esempio, l’ex terrorista dei Pac, Proletari Armati per il Comunismo, condannato a due ergastoli per quattro omicidi, è da anni un rifugiato politico in Brasile. L’Italia prova e riprova a farselo rispedire in patria, ma niente da fare. Oppure Giorgio Pietrostefani, ex esponente di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Calabresi e divenuto uccel di bosco. E poi ci sono "loro", quelli che, pur dopo aver imbracciato le armi negli Anni di Piombo, o che comunque hanno fatto parte dei gruppi sovversivi, sfruttando la "Dottrina Mitterand" sono riusciti a trovare protezione in Francia. Enrico Villimburgo, ad esempio, condannato all’ergastolo nel processo Moro ter, se ne sta nella patria dei "galli", dove vivono anche Simonetta Giorgieri, ex componente del Comitato rivoluzionario toscano, e Carla Vendetti. All’ombra della Torre Eiffel trascorre i suoi giorni pure Roberto Cappelli, ex componente della colonna romana dei brigatisti, così come Sergio Tornaghi dell’ala milanese dei terroristi rossi, che i "cugini" d’Oltralpe non ci hanno mai voluto restituire. Nei pressi dei caffè parigini, inoltre, se ne sta anche, nonostante una condanna a 5 anni, Luigi Rosati, ex esecutivo nazionale di Potere Operaio e poi giornalista ed etnomusicologo. Tanto chi lo va a riprendere? In Francia anche Gianfranco Pancino, ex Autonomia Operaia, sul cui capo è stata inflitta una condanna a 25 anni e nessuno ci ha mai rispedito indietro. Anche Andrea Morelli, ex Potere Operaio, condannato a 8 anni, è ospitato nella patria della Bastiglia, che accoglie pure Massimo Canfora, ex membro dei Nuclei comunisti combattenti condannato all’ergastolo. Ben 21 anni la pena per Enzo Calvitti, anche lui oltreconfine, così come lo è l’ex Prima Linea Giovanni Vegliacasa. La condanna di Giambattista Marongiu, ex Potere Operaio e cittadinanza francese, è ormai prescritta, mentre Gino Giunti, ex appartenente alle Br toscane, se ne sta in terra francese insieme a Guido Minonne, esponente storico dello stesso gruppo. Anche in questo caso, per l’Italia solo prese in giro. Nel Nord della Francia si è rifugiato pure Giovanni Alimonti, al vertice delle Br-Pcc e condannato a 22 anni al Moro ter. C’è poi Maurizio Di Marzio, anche lui ex Br-Pcc, condannato a 17 anni nel 1992. Ma la capitale francese ha aperto le porte, facendoci una pernacchia, anche a Giovanni Vegliacasa, ex Prima Linea; a Vincenzo Spanò, ex Comitati organizzati per la liberazione proletaria e condannato a sei anni; all’ex militante di Autonomia Operaia Walter Grecchi. Alloggio di comodo anche per Claudio Cerica, di Autonomia Operaia, e Paola Maturi, "infermiera" della colonna romana delle Br, entrambi destinatari di un provvedimento di clemenza. Per Giancarlo Santilli, ex Prima Linea, la condanna a 19 anni non è stata sufficiente per il ritorno in patria, così come per il suo sodale Luigi Bergamin. Lo stesso dicasi per Gianni Mainardi, mentre l’ex brigatista Marina Petrella è stata "perdonata" dall’allora premiere dame Carla Bruni. Tanto da noi cos’hanno da temere?

Luca Rocca- 9 gennaio 2016
fonte: http://www.iltempo.it

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