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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

29/12/15

L’ultima comica: la guerra all’Europa



 


Che pena questo Matteo Renzi che gioca a fare il duro con Bruxelles e con la signora Angela Merkel. Da giorni assistiamo al deprimente spettacolo di un leader disperato. Le ha sparate troppo grosse, il giovanotto, per impressionare i suoi sostenitori non meno dei suoi avversari e ora, che i risultati positivi promessi non arrivano, non sa più che pesci prendere.
L’ultima legge di stabilità lo dimostra con drammatica evidenza. In cosa consisterebbe la svolta annunciata? Quand’è che il debito pubblico è stato abbattuto? Che fine hanno fatto i risparmi su una macchina statale che costa all’inverosimile? Dov’è la crescita assicurata? Sarebbe quello striminzito zero-virgola di Pil? Matteo Renzi ha raccontato di un miracolo italiano inesistente e adesso deve inventarsi fantasiose guerre da combattere pur di far dimenticare alla nazione le balle che ha raccontato. Negli ultimi giorni ha deciso di puntare sullo scontro con gli europoteri utilizzando argomenti del repertorio tradizionale della Lega di Matteo Salvini. Di là dalla cortina fumogena azionata dai media di regime, pensate che gli italiani siano così superficiali e distratti da non accorgersi che la manovra renziana sia una patetica farsa? Anche l’elettore più sprovveduto non potrà negare che se fosse autentico il ravvedimento del giovanotto fiorentino sulla via di Bruxelles esso comporterebbe una plateale dichiarazione di resa alle ragioni dei nascenti populismi, in Italia e in Europa.
Invece, non c’è niente di serio nell’attivismo di Renzi: la sua è solo tattica propagandistica totalmente mancante di strategia. Il vero obiettivo è più miserevole di quanto si immagini: si tratta di fingere di fare la voce grossa nella speranza di raccattare qualcosa a Bruxelles, magari sotto forma di flessibilità nello sforamento dei conti, da spendere in patria prima della tornata elettorale delle prossima primavera. Alle Europee del 2014 il Paese volle offrire alla “giovane promessa” venuta da Firenze una generosissima apertura di credito. Purtroppo per lui, e per noi, quel capitale di fiducia consegnatoli sotto forma di un sonoro 40 per cento dei consensi non esiste più. Si è liquefatto.
Il Paese non sta meglio degli anni precedenti. Al contrario, la crisi ha peggiorato le condizioni di vita di parecchi. Lo dicono i dati sulla povertà che sono macigni, non pietre. Se al Premier sta bene così continui pure a fare il Peter Pan su un’isola che non c’è. Ma dire che il peggio è passato visto che a Natale le famiglie hanno speso per il cenone più degli anni precedenti, omettendo di segnalare che ristoratori e albergatori piangono perché per loro è stata crisi nera, significa fare una politica “magliara”, indegna di un Paese serio. Dire che le sanzioni che l’Europa intende comminare all’Italia sulla mala gestio dei migranti siano lunari, come ha fatto il palafreniere del governo, Angelino Alfano, significa non essere minimamente rilevanti nei palazzi che contano, dove si decidono i destini di questa Europa. Vuol dire essere marginali, in tutti i sensi. Appendersi poi, come tenta di fare il Renzi in versione natalizia, agli specchi della propaganda e cavalcare gli umori della gente comune non è una linea politica: al più è un tentativo maldestro di restare a galla.
Ma la storia insegna che quando lo scopo ultimo si confonde con gli strumenti impiegati per raggiungerlo, il potere diviene effimero, l’azione di governo autoreferenziale e la politica rovina in un esilarante intreccio plautino dal retrogusto macabro. Come l’ignobile aggrapparsi alla retorica dei cadaveri affioranti dalle acque del Canale di Sicilia. Per dare senso all’arbitraria occupazione delle istituzioni si ricorre al consunto repertorio teatrale di una politica ridotta a spettacolo. Null’altro! Ora, un Matteo Renzi che ringhia alla signora Angela Merkel dovrebbe piacere agli italiani. Invece no, perché non è credibile. Volete che gli si batta pure le mani?

di Cristofaro Sola - 29 dicembre 2015
fonte: http://www.opinione.it

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