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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

16/01/15

Caro Papa, “provocare” è una delle armi contro l’oscurantismo degli islamisti


Provocare per smuovere le coscienze rincoglionite da un buonismo che ha fatto avanzare i fanatici. Provocare come arma per stanare i fondamentalisti. Del resto un’istituzione forte non dovrebbe essere intimorita da nessuna vignetta





Quelle parole di Bergoglio – La dichiarazione di Papa Francesco in aereo, mentre volava dallo Sri Lanka alle Filippine, sulla satira e gli insulti alle religioni ha fatto il giro del mondo in poco tempo. Il Santo padre ha ribadito l’importanza della libertà d’espressione, ma nello stesso tempo ha ricordato che questo non include il diritto all’offesa. Bergoglio ha parlato di un tema molto importante con il suo solito linguaggio colloquiale: «È vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri (è l’organizzatore dei viaggi papali e gli stava accanto), che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede». Mentre Parigi prova a rialzarsi dagli attacchi dei fondamentalisti islamici e il Belgio sventa un possibile attacco terroristico, il Papa volta pagina e dopo il momento del cordoglio delle vittime è iniziato quello della riflessione. Anche se la prima copia dopo l’attentato di “Charlie Hebdo” sta andando a ruba in tutta Europa, il giornale satirico non è ben visto da molti.

Quel clima di solidarietà concluso già nelle prime file della marcia – Diversi politici che sfilavano nella marcia repubblicana di domenica a Parigi, infatti, non sono grandi “amici” della libertà d’espressione. C’erano il ministro degli Esteri russo Lavrov, il premier ungherese Viktor Orbán, il premier turco Davutoglu, il presidente del Gabon Ali Bongo. Tutta gente che non ha un bel rapporto con la stampa ed è incline a un sistema poco democratico. #PauvreCharlie è stato l’hashtag promosso dalla reporter di “Le Monde”, Marion Van Renterghem, per sottolineare l’imbarazzo di ospitare personaggi così discutibili a una marcia molto importante. E pensare che il presidente Hollande non avrebbe voluto, per non creare astio con i palestinesi, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ovvero il rappresentante dell’unico Paese democratico della zona mediorientale. Il clima di solidarietà nei confronti di “Charlie Hebdo”, a quanto pare, si era già concluso nelle prime file di quella straordinaria marcia. Mentre cittadine e cittadini mostrano il proprio appoggio al giornale acquistandolo o abbonandosi, iniziano a fioccare i primi “si, ma…” sulla vicenda.

“Provocare” per stanare i fondamentalisti - Molti hanno già dimenticato che quell’attacco contro “Charlie Hebdo” è qualcosa di più grande. Si tratta del voler zittire chiunque “offenda” il profeta Maometto e il credo dell’Islam. Un bel calcio in culo alla laicità che dovrebbe essere il valore principale dell’Europa. Parlare di laicità non vuol dire negare le radici giudaico-cristiane del vecchio continente. Sarebbe un’assurdità storica non riconoscerle. Però rispolverando le nostre radici è possibile difendere il concetto di laicità e quello di libertà di espressione. Il Papa ha detto che «non si può provocare». Forse è vero. Il rispetto per le religioni è qualcosa di cui non possiamo fare a meno. È una questione di civiltà, ma quando quel credo religioso mina la nostra libertà, i pilastri del mondo in cui siamo cresciuti e vuole ridurre le donne a meri soprammobili da utilizzare, a giorni alterni, come bombe umane, allora serve provocare, è fondamentale provocare per smuovere le coscienze rincoglionite da un buonismo che ha fatto crescere soltanto i fanatici e la loro bestialità. Noi europei dobbiamo difendere i nostri valori e per farlo non possiamo rinunciare alla laicità, che è messa in discussione dall’oscurantismo degli islamisti. “Charlie Hebdo” deve continuare a fare ciò che vuole, perché un’istituzione forte non può avere paura della satira.



Valerio Morabito - 16 gennaio 2015
fonte: http://www.pickline.it

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