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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

23/04/14

Afghanistan è fuga Finta ‘exit strategy’ Ora si salvi chi può

La presenza militare degli USA in Afghanistan diminuirà drasticamente dalla fine di quest’anno. Ma il governo di Kabul non sembra nelle condizioni di fermare da solo il ritorno dei talebani. Gli Usa vogliono ridurre a tutti i costi il contingente anche a rischio che tutto torni a prima del 2001
Politica della lesina a nascondere una voglia di andarsene via di corsa. Con molta probabilità le truppe americane che rimarranno in Afghanistan scenderanno di molte migliaia dai preannunciati 10-12 mila prospettato nei mesi passati. Si parla di una forza di appena 5mila militari, impegnati per lo più in operazioni di anti-terrorismo e di addestramento dei soldati e degli agenti locali e forse appena in grado di difendere loro stessi. Ne discutono Casa Bianca, Pentagono e Dipartimento di Stato dopo la prima fase delle elezioni presidenziali locali concluse con un’alta affluenza alle urne.

Meno soldati Usa per merito degli afghani capaci ormai di reggersi sulle proprie gambe o voglia di cancellare brutti ricordi e pessime scelte del recente passato? La decisione degli Stati Uniti -per Look Out- è in realtà guidata da tutt’altre motivazioni, tra le quali risalta la mancata convergenza con il governo di Kabul sull’Accordo per la Sicurezza Bilaterale che nelle intenzioni doveva fornire il quadro legale per la permanenza delle truppe straniere oltre la scadenza del 2014. La famosa non punibilità per ipotetici reati commessi dei militari ospiti che verrebbero giudicati solo in Patria.


  Washington ha avuto problemi col presidente uscente Hamid Karzai che non ha voluto firmare accordi prima per interessi elettorali e nonostante il parere favorevole della Loya Jirga, l’assemblea parlamentare delle tribù. Sulla decisione americana di ridurre il numero delle forze hanno influito anche considerazioni logistiche. Gestire 10mila o 5mila uomini all’ estero non è la stessa cosa sul piano organizzativo e dei costi. Poi, motivazioni di politica interna, con l’opinione pubblica sempre più stanca di sentir parlare di Afghanistan e di sborsare milioni di dollari per un sistema corrotto.

Il generale Joe Dunford, capo della Missione NATO in Afghanistan, mette in guardia il Congresso: un contingente troppo ridotto rischia di finire alla mercé dei talebani. La soglia indicata da Dunford è per l’appunto di 10mila unità, sotto la quale le forze saranno impegnate a difendere se stesse più che a fornire supporto alle forze di sicurezza afghane. Negli ambienti militari americani sono tutti convinti che le forze governative di Kabul non siano in grado da sole di reggere a lungo l’urto con le milizie talebane, che si sono già riorganizzate e adesso stanno aspettando solo il ritiro Usa-Nato.

Futuro senza illusioni per l’Afghanistan. Un Paese che sta per essere abbandonato a sé stesso.

Ennio Remondino - 23 aprile 2014

fonte: http://www.remocontro.it

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