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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

21/03/14

Quei tagli di Renzi che puntano persino a malati e pensionati, ma escludono le toghe


toghe

Nulla di nuovo sotto il sole. Nel piano di Spending Review commissionato da Renzi a Cottarelli c’è di tutto, ma nulla che riguardi gli intoccabili magistrati d’Italia. Nonostante si indichino misure draconiane per le PA, ed i magistrati sono dei dipendenti pubblici, con 85mila esuberi da smaltire, pensionamento rinviato per 4mila dipendenti, il taglio del l’8-12 % della retribuzione per gente che non rinnova il contratto da 5 anni, nulla viene indicato a proposito degli “intoccabili” in toga. Ci sono interventi drammatici nel piano Cottarelli, come l’assalto con effetto retroattivo alle pensioni, una misura perfida ed incostituzionale, perchè si andrebbero a ledere i diritti di coloro che per decenni hanno versato contributi per avere una pensione di un livello determinato, che ora però si vorrebbe sensibilmente ridurre a persone tra le più deboli ed indifese, cioè i pensionati, ai quali l’età e la mancanza di qualsiasi prospettiva di ripiego impedisce spesso di potersi anche solo difendere dai soprusi dello Stato. Tagli per tutti per quel maledetto obolo, 80 euro al mese dicono, per ottenere il quale vedrete che alla fine i “fruitori” saranno chiamati a pagarne individualmente molti di più di tasca propria.
Si prevede di ridurre persino l’illuminazione pubblica, un provvedimento che coniugato con i tagli alle forze dell’ordine, polizia, carabinieri e Gdf, ed all’inefficienza del sistema giudiziario, l’unico ad essere tutelato nel comparto delle PA, renderà felici ladri ed assassini, spacciatori e stupratori, nonchè ogni altra sorta di delinquenti comuni, creando un ambiente destinato a favorire la micro e macro criminalità a tutto danno di quelli chiamati a fare “sacrifici per la Patria”. Poi blocco e tagli alle pensioni, sino al grottesco “taglio” annunciato con enfasi delle false pensioni di invalidità, cioè quelle di ciechi, pardon non vedenti, che guidano l’auto, di paraplegici che giocano a calcetto, di asmatici che fanno footing nei parchi pubblici. Come se questo non fosse un atto dovuto, perchè si tratta della repressione di truffe ai danni dello Stato, che andrebbe comunque attuata anche se le casse dello Tesoro fossero straboccanti di euro da non poterle chiudere, anzichè desolatamente vuote come lo sono adesso. Si vogliono togliere le indennità di accompagnamento, altra misura risibile se non fosse drammatica, perchè delle due l’una: o un soggetto ne ha diritto e bisogno, ed allora non si comprende con quale disumano coraggio gliela si toglie. Pensiamo ad ultra ottantenni o novantenni non assistiti, a persone non autosufficienti, a malati gravi non deambulanti che hanno bisogno perlomeno di un sussidio per permettersi una badante extracomunitaria. Oppure si tratta di indebito percepimento della indennità da parte di persone non bisognose, per cui non si tratta di Spending Review, ma di mero intervento giudiziario per sventare comportamenti illegali e truffaldini.
Poi si sacrifica la difesa del Paese in un passaggio critico della storia segnato dal fondamentalismo e dal terrorismo, tra l’altro rinunciando a 45 dei 90 F 35 commissionati. Una misura completamente autolesionistica, perchè in programmi di grande strategia militare ed industriale come questi, tanto spendi e tanto ricevi sotto forma di commissioni all’industria nazionale. Comprare metà degli F 35 messi a budget significa ridurre in modo proporzionale l’entità delle commissioni all’industria aeronautica italiana responsabile dell’assemblaggio dei sottosistemi di portanza, cioè le ali e quanto serve a far volare l’aereo in termini di aerodinamica. E’ saggio secondo Renzi tagliare le commesse all’industria nazionale in un momento come questo? Noi non glielo diciamo, provi a rispondersi da solo. Senza dire che l’Italia non vive isolata nello spazio infinito, ma fa parte di tutto un sistema di partnerships ed alleanze dalla Ue all’FMI, dal G8 alla NATO. Può comportarsi da quella “bieca opportunista” che sfrutta le situazioni a danno altrui sottraendosi ai propri obblighi ed agli impegni liberamente concordati con i suoi partners? E perchè gli altri dovrebbero farsi carico delle conseguenze determinate delle manchevolezze italiane per i ripensamenti di questo o di quel nostro politico? E’ chiaro che agendo così si perde in autorevolezza e credibilità creando risentimenti e contenziosi che, state tranquilli, alla fine in un modo o nell’altro saremo chiamati a pagare.


Ma tutto questo marasma della Spending Review alla magistratura nostrana non fa neanche il solletico. Loro, i giudici ed i magistrati, sono italiani, nascono, crescono, vivono in Italia, studiano e lavorano qui. Usano le nostre spiagge, le nostre autostrade, le nostre infrastrutture ed i nostri servizi, le nostre chiese ed i nostri ipermarket. Visti dall’esterno sembrerebbero uguali agli altri, ma non è così, perchè tra gli italiani costituiscono una categoria a parte, il sottoinsieme di coloro che non sono chiamati a fare i sacrifici richiesti a tutti gli altri italiani e che godono di privilegi che nessun altro potrebbe neanche lontanamente sognarsi.
Il decreto legge del 31 maggio 2010, no. 78, poi convertito con modificazioni in legge il 30 luglio 2010, no 122 col titolo “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” fu definito incostituzionale per quanto agli articoli 9, commi 2 e 22, ed all’articolo 12, comma 10 con la sentenza di 27 pagine no. 223 della Consulta, emessa l’8 ottobre del 2012 e depositata in cancelleria 3 giorni dopo. Quella legge annullata dalla Consulta stabiliva che solo per un periodo transitorio di tre anni, a decorrere dal primo gennaio del 2011 e sino al 31 dicembre del 2013, i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, fossero ridotti del 5% per la parte eccedente i 90.000 euro e fino a 150.000 euro, nonché del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro. In questo provvedimento, ovviamente rientravano anche i magistrati che per il trattamento economico sono equiparati ai dirigenti della Pubblica Amministrazione. Per la Corte Costituzionale, questo contributo si configurava come un tributo imposto che determinava un irragionevole effetto discriminatorio, perchè in contrasto con gli articoli 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge…) e 53 (Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva…) della Costituzione. Scrisse infatti la Consulta in quella sentenza :
“L’introduzione di una imposta speciale, sia pure transitoria ed eccezionale, in relazione soltanto ai redditi di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione víola, infatti, il principio della parità di prelievo a parità di presupposto d’imposta economicamente rilevante. …(omissis)…Da un lato, a parità di reddito lavorativo, il prelievo è ingiustificatamente limitato ai soli dipendenti pubblici. D’altro lato, il legislatore, pur avendo richiesto (con l’art. 2 del d.l. n. 138 del 2011) il contributo di solidarietà (di indubbia natura tributaria) del 3% sui redditi annui superiori a 300.000,00 euro (imposto a tutti, non solo ai pubblici dipendenti, ndr), al fine di reperire risorse per la stabilizzazione finanziaria, ha inopinatamente scelto di imporre ai soli dipendenti pubblici, per la medesima finalità, l’ulteriore speciale prelievo tributario oggetto di censura“.
Intanto vediamo di cosa si parlava. Premettiamo che è improprio pensare a tutti i dipendenti pubblici, pure ai bidelli delle scuole od agli impiegati postali quando si parla di fasce di reddito sopra i tra i 90mila euro, per cui la generalizzazione che fa la Consulta della categoria è solo strumentale e finalizzare a “coprire” una casta molto ristretta di privilegiati entro la quale sono inseriti i magistrati. Ipotizziamo uno stipendio lordo annuo di 120mila euro, la trattenuta straordinaria temporanea sarebbe ammontata al 5 % di 30mila euro che è la parte eccedente la soglia dei 90mila euro. Quindi la trattenuta sarebbe stata di 1500 euro lordi/anno, ovvero all’incirca 68 euro in meno al mese in busta paga al netto delle trattenute fiscali. Non sarebbe stato un sacrificio sostenibile? Noi pensiamo di sì ed i magistrati dovrebbero vergognarsi per esservisi opposti. Ma la Consulta in quella sentenza va oltre. Ammette la liceità della decisione dello Stato maturata con quella legge però dichiarata incostituzionale, prendendosi beffe della legge, dello Stato di cui i magistrati dovrebbero essere i fedeli servitori, della giustizia che loro dovrebbero tutelare e fare affermare, dei comuni mortali che a differenza dei magistrati non possono decidere di tasse, tagli e balzelli che piovono loro addosso da tutte le parti, perchè in Italia solo i togati hanno diritto di veto sulle leggi e sono l’unica categoria, anzi l’unica casta di privilegiati che sfuggono alla logica del conflitto di interessi che vale per gli altri, per cui possono decidere autonomamente, da loro stessi, che non si tagli il loro stipendio, neanche per una cifra irrisoria e neanche per un breve periodo di tempo. Questa la scusa trovata dalla Consulta per giustificare la sua censura:
“L’irragionevolezza non risiede nell’entità del prelievo denunciato, ma nella ingiustificata limitazione della platea dei soggetti passivi….(Omissis)….prelievo foriero peraltro di un risultato di bilancio che avrebbe potuto essere ben diverso e più favorevole per lo Stato, laddove il legislatore avesse rispettato i principi di eguaglianza dei cittadini e di solidarietà economica, anche modulando diversamente un intervento impositivo (cioè estendendolo a tutti, pure ai bidelli che guadagnano 1100 euro al mese con moglie e 4 figli a carico. E’ questo il senso di equità e di giustizia sociale che guida i nostri magistrati, ndr)… (Omissis)…L’eccezionalità della situazione economica che lo Stato deve affrontare è, infatti, suscettibile senza dubbio di consentire al legislatore anche il ricorso a strumenti eccezionali, nel difficile compito di contemperare il soddisfacimento degli interessi finanziari e di garantire i servizi e la protezione di cui tutti cittadini necessitano”.
In altri termini, lo Stato può chiedere soldi e sacrifici a tutti, ma non alla Casta degli intoccabili e privilegiati magistrati. Perchè pretendere da parte della Consulta che queste misure di tipo eccezionale si applichino indiscriminatamente a tutti, anche ai privati è solo un escamotage propagandistico. Primo, perchè nega allo Stato-imprenditore quello che è consentito a qualsiasi imprenditore privato, cioè di definire la politica salariale all’interno della propria azienda nel quadro di quelle che sono le normative sindacali di settore. Secondo, perchè proprio l’articolo 53 della Costitizione sancisce che se le famiglie non riescono più neanche ad arrivare alla metà del mese, mentre le famiglie di quei particolari dipendenti pubblici che sono i magistrati camperebbero bene pure con uno stipendio sì ed un altro no, sono quelli che non hanno rinunciato a niente ad essere chiamati a contribuire ai “sacrifici” più di quelli che hanno dovuto rinunciare a tutto per colpa della recessione. Invece i magistrati non sono mai neanche sfiorati dalle manovre che con rituale puntualità si abbattono sul pubblico impiego, una linea di condotta alla quale Renzi s’è subito adeguato. Eppure la casta dei magistrati è una di quelle aree grigie della pubblica maggiormente bisognosa di interventi di “risanamento e recupero” di produttività, nonostante che sia quella che, insieme a quella del personale diplomatico, vanti la media stipendi largamente la più alta nelle PA.


In un rapporto di maggio 2013 del Servizio Studi del Senato, che limita il confronto ad alcuni Paese europei più immediatamente confrontabili con noi, l’Italia destina alla Giustizia, carceri a parte, lo 0,4 % del Pil, come la Germania e la Spagna, il doppio della Francia. Per l’amministrazione del sistema penitenziario, la percentuale di Pil è dello 0,2 % come per Francia e Spagna, ma addirittura doppio di quella della Germania. Questa catastrofe giudiziaria che ha seppellito il Paese sotto un cumulo apocalittico di 9 milioni di processi arretrati, come riferito da Giorgio Santacroce primo presidente della Corte di Cassazione all’apertura dell’anno giudiziario 2014, con 28mila detenuti in attesa di giudizio ed oltre 5 milioni di cause civili pendenti, non può quindi essere attribuita ad una carenza di risorse finanziarie. L’esercito di 8.000 giudici in pianta organica non sembrano sufficienti a fare fronte alle necessità dell’amministrazione della Giustizia non perchè siano pochi, ma a causa di lassismo, inefficienze, burocratizzazione e pigrizia di molti togati che causano ritardi e l’accumulo ingestibile di arretrato. A che serve intentare una causa civile se sai di rischiare di non vedere la sua conclusione prima di 15, 20 o 30 anni? Però i magistrati se la prendono con la politica, con quello stato di tensione perenne che, secondo loro, avrebbe prodotto “una loro delegittimazione gratuita e faziosa che ha provocato, goccia dopo goccia, una progressiva sfiducia nell’operato dei giudici e nel controllo di legalita’ che a essi è demandato”.
Santacroce neppure si pone il problema di condurre un’analisi autocritica del loro modo di fare. Ci sono plotoni di magistrati fuori ruolo che invece di lavorare nei tribunali usa le sue conoscenze giuridiche nei gabinetti dei ministeri e negli uffici legislativi per scrivere gli articolati di legge, o che prosperano nei consigli d’amministrazione di numerose società. Per i togati non vale la misurazione dei risultati e delle performance dei loro risultati cui commisurare guadagni e sviluppi delle loro carriere, che sono invece articolate secondo scatti e automatismi che consentono praticamente a tutti, capaci e meno, di raggiungere alti livelli di responsabilità e di stipendio. Per i loro errori vengono giudicati dal Consiglio superiore della magistratura, una sorta di giustizia fai da te che non responsabilizza mai chi sbaglia. E’ questo andazzo che ha tolto alla magistratura molta delle credibilità cui dovrebbe mirare esibendo comportamenti integerrimi, imparziali, senza smania di protagonismo e lavorando con coscienza e abnegazione per rendere ai cittadini quei servizi per i quali sono profumatamente pagati. Ed anche perchè sono gli unici esentati dal fare sacrifici, come richiesto a tutti gli altri, inclusi quelli ai quali viene tolto il pane dalla bocca per pagare i loro stipendi d’oro, mantenere i loro assurdi privilegi e sopportare il costo umano ed economico della loro inefficienza.

Di Rosengarten, il

fonte: http://www.qelsi.it/2014

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